Kasanova: nuova sede di benessere
In questi giorni abbiamo avuto il piacere di visitare la nuova sede di Kasanova (Vanoncini: impresa generale).
Di seguito pubblichiamo l’intervista rilasciata da Silvia Brambilla, amministratore, Hse & Quality manager Kasanova.
Quando si guarda intorno, qual è la prima considerazione che le viene in mente?
Credo che questa sia la prima volta in cui l’edificio finito mi piace di più dei render di progetto, che pure erano molti belli.
Abbiamo dato concretezza a un percorso aziendale che era iniziato da tempo: riunire tutti gli uffici nello stesso luogo, per noi, ha significato incrementare sinergia, armonia, produttività.
C’è un dettaglio che la rende particolarmente fiera?
Gli spazi comuni e le aree verdi, credo che siano piacevoli anche e soprattutto in un luogo di lavoro.
Con quali parametri è nata la nuova sede Kasanova?
Semplice: la nuova sede Kasanova è stata pensata, progettata e realizzata all’insegna del massimo comfort abitativo. Da tempo l’azienda pensa che produttività e benessere dei dipendenti siano in stretta relazione e, proprio per questo, ha concepito un habitat lavorativo che alimenti contatti, idee, entusiasmo. Solo in un contesto aperto efluido si può crescere e si può fare innovazione. Tutto l’edificio, peraltro, è punteggiato di aree che favoriscono la rigenerazione mentale. Una chicca: abbiamo previsto il divieto assoluto per tutti i dipendenti di consumare cibo e bevande negli uffici, così sono tutti costretti a ritrovarsi nelle zone ad hoc.
Come l’hanno presa i dipendenti?
Tra tutti, mi viene in mente un episodio recente. Una cara impiegata che svolge la sua attività lavorativa in Kasanova da trent’anni.
Di natura schiva, qualche giorno mi ha fermato nei corridoi. Voleva farmi una confessione: in tanti anni di attività, non si era mai alzata dal tavolo per la pausa caffè e voleva ringraziarmi perché, con il mio divieto, l’avevo costretta a cambiare il suo modo austero di concepire il luogo di lavoro. Ne sono stata felice. Altri dipendenti mi hanno chiesto di poter portare un calendario, una foto, un disegno dei propri figli. Ho pensato che stavamo andando nella direzione giusta: se siamo riusciti a rendere più famigliare il luogo di lavoro significa che abbiamo centrato l’obiettivo.
Girando per i corridoi si scorge un dettaglio divertente: ogni ufficio ha il proprio slogan. Come è nata l’idea?
Tutti gli uffici sono stati chiamati a descriversi in maniera sintetica e originale. Sono rimasta colpita dalla creatività e ho apprezzato l’autoironia e la voglia di mettersi in gioco.
Ecco qualche esempio di slogan:
Ufficio Legale: Attento chi legge
Ufficio Affari Generali: Licenza di aprire
Archivio: Chi cerca trova
Sistemi informativi: Keep Calm and call help desk
Cosa conserva del suo glorioso passato la nuova sede Kasanova?
Lo spirito avventuroso, la capacità di leggere i tempi e l’entusiasmo immutato. Abbiamo riprodotto molti scatti storici che ripercorrono i 50 anni di Kasanova e che saranno affissi sulle pareti di tutto l’edificio: ricordare le nostre origini ci infonde forza per le numerose sfide che ci attendono in futuro. Altro dettaglio: sulla nuova facciata campeggiano, rosse fiammanti, le due grandi F di Fratelli Fontana. Tutto è partito dal loro coraggio imprenditoriale e non abbiamo nessuna intenzione di dimenticarlo.
Come ha trovato l’impresa generale Vanoncini che ha seguito i lavori?
Seria, professionale, puntuale. Ho apprezzato la competenza e anche la capacità di mettersi in relazione con gli altri. Il cantiere sempre in ordine e i referenti Vanoncini, disponibili e preparati, hanno reso quest’avventura piacevole e positiva.
Come ha scelto i progettisti che l’hanno seguita?
Ho preso contatto con diversi studi, alcuni anche molto celebri. Il giorno in cui ho incontrato l’Ing. Michele Sardi e l’Arch. Mauro Gabaldi (Studio SIMS), però, non ho avuto dubbi. La prima domanda che mi hanno rivolto è stata: “Quali sono le esigenze reali dei suoi dipendenti?” Partivano dall’idea che l’edificio andasse disegnato a immagine e somiglianza di chi lo avrebbe abitato. Nessun approccio dogmatico o stereotipato veniva messo in campo, solo il desiderio di costruire un luogo famigliare, confortevole e piacevole da vivere. La premessa era quella giusta e i fatti ci danno ragione. Ora che questo luogo esiste davvero, siamo davvero felici di viverlo.
Intervista di Angela Laurino
maggio 2017