La riqualificazione dello Studio Pedroli Venier

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Uno storico studio di Bergamo decide di cambiare pelle affidando i lavori a Vanoncini. 
L’Architetto Pietro Pedroli ci racconta concept progettuale, accorgimenti stilistici e qualche interessante aneddoto di cantiere.

Architetto, ci può descrivere brevemente il contesto?
Lo Studio di Commercialisti Pedroli-Venier & Associati vanta una lunga tradizione a Bergamo. È collocato in un palazzo del 1800, il cui lato nobile si affaccia sulla centralissima Piazza Matteotti, la piazza del Comune di Bergamo. Gli arredi che abbiamo dismesso erano anni ’50, avevano un loro indiscusso fascino ma non erano più funzionali rispetto alle esigenze attuali.

Da dove è scaturita la volontà di cambiare?
L’immagine di uno studio è inevitabilmente legata all’immagine dei suoi ambienti. Lo Studio Pedroli-Venier & Associati, forte della sua tradizione, è oggi fortemente proiettato sul futuro: tradizione e modernità dovevano trovare una sintesi. Essere commercialisti oggi significa padroneggiare anche strumenti tecnologici impensabili anni fa:  solo per fare un esempio: un tempo si usavano le macchine da scrivere, oggi c’è la fibra. L’infrastruttura tecnologica e la freschezza apportata anche dalla nuova generazione di professionisti hanno stimolato al rinnovamento.

Quali sono state le scelte stilistiche?
Siamo intervenuti su un’area di circa 550 mq ridisegnandone gli spazi: abbiamo predisposto l’area dirigenziale sul lato nobile dell’edificio, abbiamo spostato quella operativa verso il chiostro interno e abbiamo mantenuto nella meno luminosa area centrale archivio, servizi e vani tecnici. Abbiamo abbandonato moquette e boiserie scure sposando un’eleganza più moderna. L’essenzialità degli interni è stata ridefinita grazie all’uso di pochi elementi cromatici: legno di rovere naturale, PVC antracite per i pavimenti, laminato e gesso bianco RAL 9010. L’idea è stata quella di mantenere un’aura istituzionale ma di accogliere input di grande attualità derivanti dal mondo della tecnologia, della domotica, del risparmio energetico e della sostenibilità.

Che ruolo ha avuto Vanoncini in tutto ciò?
Ha agito come impresa generale occupandosi anche di demolizioni e rinforzi strutturali e ha realizzato tutte le opere a secco. L’edilizia a secco è stata la protagonista indiscussa di questo intervento: basti pensare a come l'inserimento dell'impiantistica dentro le pareti elimini il problema di tracce e macerie. Una questione non da poco in edifici storici dove bisogna preservare elementi architettonici di valore e dove ogni vibrazione meccanica può causare un danno. Non dimentichiamo poi che, per quanto concerne gli impianti, il sistema a secco assicura anche la facile ispezionabilità degli stessi.

Con quali uomini Vanoncini si è interfacciato?
Marco Vanoncini, professionale e molto disponibile.
Daniele Gritti, tecnico di cantiere davvero preparato e flessibile.
Arturo Finocchiaro: mai visto un professionista più preciso in vita mia.
Guido Pinzi: persona competente e seria.
In sintesi, un team di persone di grande valore.

Quali sono i plus di Vanoncini secondo lei?
Per prima cosa direi la tempestività di esecuzione e la serietà: ha sempre rispettato i tempi permettendo anche agli altri professionisti coinvolti nella ristrutturazione di fare lo stesso. E poi direi la professionalità indiscussa, la disponibilità e la capacità di dialogare con il progettista in maniera proattiva.

C’è un aneddoto che ricorda come particolarmente rilevante?
L’aneddoto è fresco. Qualche giorno fa sono venuti i falegnami per posare le cornici dei serramenti. Erano convinti di dover adeguare le cornici a pareti non proprio precise e per questo motivo avevano portato con loro diverse attrezzature. Quando hanno misurato le pareti con il laser, sono rimasti molto colpiti e mi hanno riferito sbigottiti: “Architetto, solo una volta nella nostra vita abbiamo visto questa precisione. È stato a Parigi, all’Hôtel Ritz di Dodi Al-Fayed. Lì c’era una tolleranza massima di soli 2mm ogni 3 metri. Qui, nello studio Pedroli Venier, i parametri dell’Hôtel Ritz sono stati ampiamente rispettati”.

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Intervista di Angela Laurino, giugno 2018