L'ingegner Fabiana Satta si racconta
Il valore di un’azienda è la somma delle qualità delle persone che la compongono. Lo sa da tempo Vanoncini, azienda bergamasca leader nel sistema costruttivo a secco, che ha fatto sua una filosofia aziendale improntata sulla piena valorizzazione della risorsa umana, motore propulsore di ogni innovazione.
Nel solo 2018 sono stati assunti più di quindici professionisti e molti ancora ne saranno assunti. Aldilà delle competenze specifiche, che rimangono fondamentali, Vanoncini richiede ai suoi collaboratori quelle che oggi vengono definite soft skill, vale a dire quel corredo di vita vissuta che rende le persone collaborative, corrette, resilienti, determinate.
L’azienda si avvale oggi di strumenti di analisi molto efficaci che valutano il potenziale delle persone e che consentono poi di strutturare piani di inserimento con percorsi di formazione personalizzati.
Abbiamo chiesto all’Ing. Fabiana Satta, 28 anni, di raccontarci il suo iter di reclutamento e la sua vita in azienda. Ecco cosa ci ha raccontato.
Quando hai sentito parlare la prima volta di Vanoncini?
Lavoro in Vanoncini da meno di un mese ma conosco l’azienda fin dai tempi dell’Università (Politecnico di Milano, ndr). Professori e studenti dibattevano di frequente sul sistema a secco e il nome Vanoncini era costantemente citato. Dopo la laurea ho avuto una breve esperienza in uno studio milanese di ingegneria ma non ero pienamente soddisfatta, era un lavoro troppo statico per i miei gusti. Quando ho saputo che c’erano delle posizioni aperte in Vanoncini mi sono subito candidata.
Quanto è durata la fase di selezione?
Un paio di mesi. Ricordo ancora il primo colloquio, c’era anche l’Amministratore Delegato Danilo Dadda ed ero molto tesa perché ci tenevo moltissimo a entrare nella sua squadra.
Ti sei preparata prima del colloquio?
Ho stampato tutte le case history e le news del sito Vanoncini: erano più di 300! Ho apprezzato il modo moderno di proporsi dell’azienda, la sua voglia di raccontarsi sul web. Mi sono piaciute, in particolare, le interviste di alcuni collaboratori che raccontavano la loro vita in azienda. Il loro entusiasmo mi ha contagiato, lo ammetto.
Oggi di cosa ti occupi?
Faccio parte dell’Ufficio Tecnico Vanoncini. Lavoro a stretto contatto con l’Ing. Mirko Berizzi e l’ing. Pietro Brambilla, entrambe persone molto disponibili e preparate da cui sto già imparando moltissimo.
C’è un progetto in particolare che stai seguendo?
Stiamo pianificando la riqualificazione a secco del nuovo centro Rolex a Milano, un progetto davvero molto prestigioso. Lavorare in Vanoncini è stimolante: ogni settimana partono nuovi cantieri e nuove sfide e poi abbiamo sempre la possibilità di partecipare a corsi di formazione e aggiornamento. Per un giovane professionista questo significa immagazzinare infinite informazioni e conoscenze, in poche parole significa crescere.
Cosa pensi sia piaciuto di te al colloquio?
Me lo chiedo spesso anche io. Credo la mia voglia di fare e la mia positività. In generale penso che in un ambiente di lavoro sia fondamentale creare relazioni umane serene e piacevoli perché solo in un clima collaborativo possono nascere sinergie e grandi idee.