Lo spirito di un progetto è dominato dall'ascolto

cielo american bar

Se siete passati di recente dal Provinciale di Dalmine, lo avrete certamente notato.

Cocktailbar specializzato in mixology (una vera e propria Academy certificata che offre corsi di barman professionale), il nuovo Cielo rinasce dopo due anni di inattività, quando la direzione decide di cambiare totalmente l’immagine del locale, mettendo in atto una completa rivisitazione estetica e funzionale degli spazi interni.

L’obiettivo? Creare un locale con atmosfere vintage, prestando particolare attenzione al tema dell’accoglienza e del comfort abitativo, termico e acustico.

La peculiare conformazione del locale, un ambiente di 300 metri quadri dotato di un imponente bancone centrale che accoglie oltre che l’area mixology, la consolle dj e la cucina, rimanda ai bar stile americano anni ’50.

Tutto ciò rende indispensabile un perfetto controllo di fumi e odori provenienti dal piano cottura e richiede al tempo stesso il mantenimento di un ottimo sound.

Risultati tutt’altro che banali da raggiungere.

Stefania Zucchinali è l’architetto che ha progettato i nuovi spazi e che, insieme con il geometra Michael Biffi, ha seguito ogni dettaglio della realizzazione.

È con lei che abbiamo ripercorso l’intero cammino del progetto ed è a lei che abbiamo chiesto di raccontarci concept, ispirazioni, evoluzione di cantiere di questo progetto.

- Architetto, quando le è stato affidato il restyling del locale, quale è stata la sua prima premura?

Capire bene cosa mi stava richiedendo il cliente e impegnarmi per rendere concrete le sue aspettative. La stima e l’ascolto reciproci sono stati fattori chiave per tutto ciò che è seguito.

- Qual è stata la sfida più difficile che ha raccolto?
Quella riguardante le tempistiche di conclusione dei lavori: la ristrutturazione del locale Cielo doveva avvenire in due mesi e così è stato.

Tempi record come questi richiedono attenzione per molti aspetti: grande senso di appartenenza al progetto, presenza costante sul cantiere, partner di valore. Mi riferisco, ad esempio, all’ottima collaborazione con la Vanoncini, impresa edile cui abbiamo affidato i lavori.

- In che cosa ha colto il valore aggiunto di Vanoncini?

Collaboro con Vanoncini da molti anni e devo dire che ne apprezzo il senso pratico, la capacità di rispettare le tempistiche, la volontà di mettersi al tavolo con chi progetta e trovare sempre la soluzione che sta a cuore al cliente. Credo che avere un grande spirito collaborativo renda l’esperienza di cantiere arricchente e produttiva.

- Come pensa si sia evoluta la figura del progettista oggi?
È una domanda che mi sono posta spesso in questi anni, diciamo che ho cercato di dare la mia risposta.

Personalmente sono lontana anni luce dal prototipo dell’archistar che incalza con i suoi diktat uno staff meramente esecutivo.

Credo che il progettista, oggi più che mai, debba accompagnare il cliente nel mettere bene a fuoco l’idea che vuole realizzare per sviluppare un progetto in cui tutti gli aspetti siano coerenti rispetto all’identità e ai valori che deve rappresentare.

Ovviamente è poi necessario saper trasferire tutto questo al team dei collaboratori, attraverso il dialogo e la presenza costante in cantiere.

- La relazione umana quindi fa la differenza?
La relazione umana rimane il nucleo pulsante di ogni progetto ben riuscito e il nuovo Cielo ne è la dimostrazione lampante.

È fondamentale condividere con i propri collaboratori filosofia, approccio, risultati.

Non bisogna dimenticare che un allineamento valoriale di tutti gli interlocutori consente un notevole risparmio di stress, tempo, fatica.

Non basta essere concentrati sullo stesso obiettivo, è necessario anche darsi un metodo comune per arrivarci.

Leggi qui l'articolo su Eco.Bergamo

Leggi qui la scheda cantiere

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web per supportare funzionalità tecniche che migliorano la tua esperienza utente.

Usiamo anche servizi di analisi e pubblicità. Per annullare la registrazione clicca per maggiori informazioni.