Costruire a secco secondo Danilo Dadda

Danilo Dadda

Costruire a secco è il focus di un lungo articolo su IOArch di aprile. 
La prestigiosa rivista di architettura ripercorre le tappe del sistema a secco con Danilo Dadda, Direttore Generale e AD Vanoncini.
Di segito riportiamo l'articolo per intero.
 

Costruire a secco: l'articolo IOArch di Aprile

Costruire a secco è un’arte raffinata e antica che ancora oggi rappresenta il modello edilizio d’eccellenza.
Mutuata dal passato - questa tecnica è stata utilizzata sin dalle prime palafitte costruite dall’uomo - nasce con una filosofia semplice: creare un telaio e rivestirlo con una stratificazione di materiali che non prevede l’utilizzo di acqua nel processo di assemblaggio. Le cascine che caratterizzano il territorio agricolo lombardo sono un esempio fulgido e spontaneo del sistema costruttivo Struttura e Rivestimento.
Questo concetto - opportunamente ripreso - consente la realizzazione di opere grandiose: grattacieli, centri commerciali, edifici di qualsiasi dimensione.
L’adozione di nuovi materiali che la tecnologia mette oggi a disposizione rende inoltre il metodo Struttura e Rivestimento il sistema costruttivo più adatto per ottenere le migliori performance di isolamento termo-acustico sia nelle nuove realizzazioni sia negli interventi di adeguamento del patrimonio costruito esistente. Il sistema a secco – largamente impiegato nei cantieri del Nord Europa e americani - non pone limiti alla creatività: l’architettura e l’ingegneria del futuro vanno in questa direzione per le grandi potenzialità strutturali, estetiche e funzionali che ne derivano.
Solo per citare qualche esempio recente, contemplano la tecnica a secco le residenze di Zaha Hadid a CityLife Milano (interni Vanoncini), il Bosco Verticale di Milano Porta Nuova progettato da Stefano Boeri Architetti (interni Vanoncini) e il Polo Provinciale d’Eccellenza per l’Innovazione e il Lavoro di Milano, progettato da Dante O. Benini&Partners (cappotto Vanoncini).

Costruire a secco: l'intervista a Danilo Dadda

Danilo Dadda (dal 1987 in Vanoncini e dal 1996 direttore generale dell’ormai storica azienda di Mapello) racconta: «Nel 1987 ho avuto la fortuna di incontrare il prof. Antonio Vanoncini, e da quel momento è sbocciata la passione per il sistema Trockenbau e per la squadra Vanoncini»

Mentre in altri Paesi è ampiamente adottata, in Italia la tecnica S/R non è mai stata così diffusa. Come mai una scelta così controcorrente, e proprio a Bergamo, nel cuore di una tradizione edile molto radicata? 
Da oltre trent’anni, Vanoncini ritiene che costruire a secco sia la soluzione giusta per creare immobili efficienti, resistenti e confortevoli. Certo, in passato costruire a secco coincideva nell’immaginario collettivo con il termine “cartongesso”, portatore di pregiudizi e opacità concettuali non di poco conto. Sono i primi anni ‘80 quando Pietro Antonio Vanoncini, forte di una solida cultura scientifica e dopo anni di vita professionale trascorsi in contatto con la Germania, introduce nell’azienda di famiglia una mentalità innovativa che prevede la diffusione delle tecniche a secco normate secondo il protocollo tedesco DIN (in quel periodo in Italia neppure esistevano norme tecniche a riguardo). Un’attenta progettazione preliminare, l’utilizzo di materiale prefinito di qualità e il rigore nelle fasi di montaggio in cantiere compiono una rivoluzione concettuale di enorme portata: il cantiere diventa ingegnerizzatoe, proprio per questo, diventa possibile calcolare in anticipo costi e tempi di realizzazione dell’immobile, oltre ai suoi consumi energetici futuri. Non sono molte le imprese che possono vantare un rapporto diretto con le università.

Come è nata la vostra relazione con il Politecnico di Milano? 
La logica scientifica sottesa al nostro metodo costruttivo e di gestione efficiente del cantiere ha affascinato subito il mondo universitario e dal fortunato incontro con Ettore Zambelli prende vita un’assidua collaborazione con il Politecnico di Milano, università presso la quale lo stesso Pietro Antonio Vanoncini diventa docente di Tecnologia delle Costruzioni. Nel 1998 viene pubblicato il primo testo universitario italiano sui sistemi a secco. Il titolo è Costruzione Stratificata a Secco e gli autori sono Ettore Zambelli, Pietro Antonio Vanoncini e Marco Imperadori. La ricetta per edifici intelligenti, sostenibili e performanti è semplice, eppure dirompente. La casa deve essere concepita come un’entità biologica: per la sua realizzazione e per il suo mantenimento deve essere consumata meno energia possibile.

Quindi, metodo e un modo diverso, funzionale e integrato al processo costruttivo nel suo insieme, di interpretare e utilizzare materiali che sono comunque disponibili a tutti. Risiede in questo la vostra specificità? 
L’idea di guscio è forse quella che spiega me glio il sistema in oggetto: un guscio esterno, con il quale si realizzano gli isolamenti e la capacità di resistere all’ambiente e un guscio interno, che conformi nel miglior modo possibile l’ambiente abitabile. Tra i due gusci si concretizzano le strutture statiche e i cavedi impiantistici. Una grande versatilità permette alla tecnica di integrarsi perfettamente anche in contesti pregressi. La riqualificazione degli immobili passati costituisce un’enorme opportunità, portando valore e sostenibilità in situazioni che sembrerebbero compromesse per sempre. Solo per fare un esempio illustre, a Parigi il Conservatorio Superiore di Musica è stato riqualificato proprio con il sistema a secco (Studio Dubosc&Landowsky). Il sistema a secco ha la capacità di inserirsi con efficacia in ogni contesto ed è proprio per questo che oggi viene ritenuto un grandissimo alleato per chi fa edilizia. Vanoncini dispone di un ufficio progettazione molto attrezzato e del resto mi sembra che la progettazione preliminare ed esecutiva sia fondamentale per una corretta esecuzione.

Come vi relazionate con architetti e progettisti che intendono affidarvi la realizzazione di un’opera? 
Quando si tratta di passare al progetto esecutivo i professionisti sanno di poter contare sulle conoscenze e l’esperienza che Vanoncini ha maturato in più di trent’anni di attività. Con il sistema Struttura e Rivestimento qualsiasi concept può tradursi in un’opera efficiente, di qualità e con performance elevate, specialmente se la collaborazione nasce già nelle prime fasi del progetto. La conoscenza dei fenomeni di fisica tecnica e la scienza tecnologica dei materiali trovano nel costruire a secco la rampa di lancio verso l’architettura dei prossimi anni. I progettisti rappresentano il motore di una rivoluzione culturale in parte già avviata ed è proprio con loro che i costruttori dovranno interfacciarsi per concepire un’edilizia capace di rispondere ai bisogni dei due grandi attori di ogni tempo: uomo e ambiente.

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